martedì 9 aprile 2013

Un pezzo per volta

Il nostro patrimonio crolla un pezzo per volta; l'assenza della manutenzione preventiva e programmata come prassi è tra le principali cause. La mancanza, ovvero, di una serie di interventi "leggeri" sui beni architettonici (e su quelli artistici) che ci permettano allontanare temporalmente interventi più massicci, quali il restauro, il ripristino o la ricostruzione; interventi, quest'ultimi, che incidono maggiormente sulle tasche della committenza e che, soprattutto, si rendono necessari una volta raggiunto un avanzato degrado dell'opera, ovvero quando qualcosa che le apparteneva l'abbiamo sicuramente già perso.

"Il chiostro sta crollando un pezzo per volta e fra tre o quattro anni costituirà soltanto un tema di ricerca per gli studiosi di storia ecclesiastica". Così diceva Armando Siboni sul quotidiano Libertà di Piacenza nel 1979, parlando dei Chiostri della Chiesa di Santa Chiara ed è di quelli che qui voglio occuparmi. Nel 1985 Ersilio Fausto Fiorentini affermava: "La previsione (del Siboni, ndr), purtroppo, si sta avverando com'era fatale che fosse visto l'impossibilità dei Saveriani (l'istituto religioso che oggi regge la chiesa di Santa Chiara, ndr) d'intervenire per mancanza di mezzi. Quasi del tutto a terra è il lato nord verso la chiesa ma anche sui fronti ovest e sud la situazione è a dir poco grave: è stato sistemato, invece, il lato est dove ha sede il Pio Ritiro tuttora funzionante".
La prima pietra dell'attuale chiesa fu posta nel 1605, per cui si può pensare che i chiostri risalgano a quel periodo, anche se non è difficile supporre che possano riprendere un impianto precedente, risalente al XIII secolo, periodo in cui nell'area si costruì il convento dei Frati Minori.

Una vecchia foto del chiostro pubblicata sul volume Le chiese di Piacenza di E.F. Fiorentini, Edizione TEP Piacenza
Allo stato attuale la situazione è ovviamente molto peggiore. Poco resta di quello descritto dalla foto allegata. Le immagini da satellite permettono di guardare alla situazione attuale:

immagini tratte da mappe.Istella.it

Nelle seguenti immagini aeree si può osservare come il degrado sia avanzato nel tempo. Nel 1955 le strutture di copertura erano ancora in sito. Si può osservare la situazione nel 1988, descritta poco prima dal Fiorentini, fino a giungere a quella attuale.


Una sovrapposizione delle immagini permette una più immediata comprensione dell'avanzamento del degrado nel tempo: 

Immagine gif animata, cliccare se non è visibile il movimento.
L'area e lo stato in cui essa versa credo siano sconosciuti ai più, nonostante questa si trovi nel pieno centro della città di Piacenza. Credo sia impossibile accorgersi, praticamente solo passandoci vicino, del complesso in totale abbandono. Eppure l'area, in qualche misura, potrebbe essere recuperata. Prossimamente cercherò un modo possibile per osservare da vicino quel che resta del complesso, con la speranza di ottenere qualche fotografia dello stato dei luoghi. Intanto tutto questo serva da spunto per riflettere: come stiamo conservando il nostro patrimonio?
Questo è quello che può produrre la mancanza di manutenzione. Siamo consapevoli delle perdite che subiamo?
Ed intanto all'estero, con i nostri beni mobili in giacenza nei magazzini o negli angoli dei musei, organizzano mostre di grande successo...

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