giovedì 24 gennaio 2013

Il fango sull'antica Sibari e il manifesto dei geologi

Dopo le Primarie del FAI ed il manifesto "Ripartire dalla Cultura", il 22 gennaio viene pubblicato il "Manifesto dei geologi" da recepire nella campagna elettorale dei Partiti coinvolti nelle elezioni 2013. Secondo il Consiglio Nazionale dei Geologi, la crisi economica non può divenire l'alibi per rimandare la questione della buona gestione del territorio, troppo spesso carente in ogni parte d'Italia.
Il 17 gennaio il fiume Crati, tra i comuni di Cassano Ionio e Corigliano Calabro, esonda ricoprendo di acqua e fango il Parco Archeologico di Sibari, che raccoglie i resti della Greca Sybaris (709 a.C.), poi Thurii e la successiva città romana di Copiae.
I due eventi, per puro caso, si richiamano a vicenda. 

Gli Scavi di Sibari allagati - foto: Il quotidiano della Calabria

Il Manifesto dei geologi denuncia come il 10% del territorio italiano - in termini di superficie -  sia ad elevata criticità idrogeologica e che tale criticità interessi l'89% dei comuni. Si chiede la concreta attuazione di un ampio ed organico programma di prevenzione volto alla messa in sicurezza del nostro territorio nei confronti dei fenomeni naturali calamitosi.
Il parco archeologico di Sibari è il sito di una delle più importanti città della Magna Grecia; costituisce oggi uno dei siti archeologici più importanti in Italia. E' stato un campo scuola per generazioni di archeologi. Oggi è ricoperto da fango.

L'esondazione del Crati si ricollega a quanto denunciato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, ma non invade una qualsiasi zona agricola, invade invece uno dei siti archeologici più importanti del nostro paese. Come è possibile lasciare un patrimonio come il nostro in condizioni di pericolo come queste? Non basta il degrado degli agenti atmosferici "fisiologico"; a questo si aggiunge il danno legato alla mancata prevenzione di chi dovrebbe averne competenza. 
Sull'argomento interviene Salvatore Settis su il Quotidiano della Calabria: <<Il disastro appena avvenuto riguarda l’ambiente, riguarda il paesaggio, o riguarda l’archeologia? O è nostra colpa aver considerato questi ambiti come separati, e non aver saputo congiungerli in un solo grande progetto, culturale, tecnico e politico, da gestire non all’insegna delle combriccole e delle amicizie, ma sotto la bandiera del bene comune? Non è nostra colpa aver rinunziato a proteggere l’ambiente, a mettere in sicurezza il territorio, a tutelare davvero i monumenti, tagliando i fondi come tutti i governi (compreso l’attuale) hanno fatto da anni e anni?
...omissis...
Se non sapremo adottare una cultura della prevenzione, vantarci della nostra storia (anche dei «nomi voluttuosi e atletici di Sibari e di Crotone») sarà stupido e vano. Peggio ancora: sarà ridicolo. Forse, anzi, lo è già.>>


Il Parco Archeologico di Sibari - foto strettoweb

Un gruppo di intellettuali ha indirizzato un appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministero dei Beni Culturali ed agli Enti competenti, per salvare il patrimonio sommerso dal fango, una volta rimossa l'acqua con le idrovore. Possono aderire tutti i cittadini inviando una e-mail all'indirizzo: salviamosibari@finedit.com indicando nome, cognome, professione e città di domicilio.

Salviamolo, il nostro Patrimonio!

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